La cucina, per chi non sa da dove cominciare, puo' risultare molto difficile, ma non preoccupatevi....Basta iniziare con pochi passi!
Oltre a darvi consigli su come preparare il vostro pranzo, vi parlero' anche dei nostri prodotti di Mussomeli, dall'olio, alla farina , ai preparati .....
Benvenuti da me ....Angela Gabriella Di Salvo
L'aceto di vino e non solo...
L'aceto è comunemente usato nella preparazione di pietanze, in particolare nelle vinaigrette, e nel processo di marinatura. L'aceto è usato anche come condimento di pesce e insalata.
L'aceto di vino, e' prodotto dal vino bianco o rosso ed è il più comune tipo di aceto in Germania, in Italia e in altri paesi europei. Come con il vino, vi è una vasta gamma di qualità. Le qualità migliori sono fatte maturare in legno per almeno due anni ed esibiscono un sapore complesso e maturo. Si producono aceti di Champagne e di Sherry dal prezzo non indifferente.
Aceto di mele.
L'aceto di mele è prodotto dall'affinamento del sidro o del mosto di mela attraverso il processo di acidificazione e spesso è venduto non filtrato.
Viene utilizzato per insaporire i cibi e aumentarne la digeribilità ed è diventato piuttosto popolare a causa delle sue presunte proprietà benefiche, delle doti disinfettanti e rinfrescanti e delle capacità anti infiammatorie del cavo oro-faringeo.
L'aceto balsamico.
L'aceto balsamico è un tipo di aceto caratterizzato da un'armonia di gusto tra i sapori acido e dolce. Il risultato dell'aceto balsamico, storicamente, veniva ottenuto mediante l'acidificazione spontanea del liquido, ancora molto ricco di zuccheri, derivante dalla fermentazione alcolica di mosto sottoposto a un processo di concentrazione a fuoco diretto. Da tale metodologia dipendevano e dipendono tuttora note aromatiche caratteristiche e toni di colore e densità associabili al caramello. L'acidificazione avveniva in botti aperte, per favorire il massimo scambio di ossigeno tra liquido e atmosfera, durante tempi lunghissimi. La concentrazione per evaporazione permetteva il travaso da botti più grandi (impiegate a inizio processo) in botti via via sempre più piccole. Giunto a maturazione il prodotto affinato anche per decenni, in tal modo, era pronto per il consumo. Da questa tradizione, originariamente intesa per il consumo domestico o la produzione di un alimento destinato a formare oggetto di doni di estremo prestigio (o di dote matrimoniale, addirittura) derivano gli Aceti Balsamici Tradizionali di Modena e di Reggio Emilia, Italia, entrambi oggi connotati dalla concessione della DOP da non confondere con l'assai meno pregiato aceto balsamico di Modena IGP. Accanto a questa produzione che si riallaccia direttamente a una plurisecolare tradizione, negli ultimi decenni del Novecento si è fatta largo una produzione di aceto balsamico (che legalmente non può fregiarsi dell'aggettivo tradizionale) mediante miscelazione di aceto di vino e mosto concentrato mediante fuoco diretto. Ha così avuto origine l'aceto balsamico generico, privo di indicazione geografica oppure, allorché corrispondente al disciplinare, di Modena, riconosciuto come Indicazione Geografica Protetta: i primi sono prodotti i cui tempi di realizzazione e la cui tecnica produttiva sono evidentemente molto diversi da quelli che caratterizzano il tradizionale, con la conseguenza di un prezzo altrettanto incomparabile; il secondo, prodotto secondo un preciso disciplinare, può fregiarsi della dicitura IGP.
Aceto di birra.
L'aceto fatto dalla birra ha un gusto maltato distintivo ed è prodotto in Germania, in Austria e nei Paesi Bassi.
Aceto del frutto della passione.
Più comune in Francia, colore albicocca intenso, particolarissimo sapore di frutta e consistenza piuttosto densa.
Aceti aromatizzati.
I popolari aceti di frutta includono quelli aromatizzati con i lamponi e i mirtilli. Alcuni degli aceti più esotici della frutta includono l'arancia sanguigna e la pera. Gli aceti alle erbe sono aromatizzati con erbe aromatiche mediterranee come timo e origano.
Fonte: Wikipedia.
Vari tipi di riso...
Facciamo un po’ di chiarezza e vediamo quali sono le principali varietà di riso disponibili sul mercato.
Arborio :
Tra i vari tipi di riso, l’arborio è un riso superfino con chicchi grandi quasi del tutto bianchi. In cottura cedono l’amido restando intatti. È perfetto per i risotti mantecati, per esempio il risotto mantecato agli agrumi e taleggio. Ne hai un pacco nella credenza della cucina? Provalo anche per sperimentare gli arancini. Va benissimo anche per le minestre, magari fredde visto il caldo estivo. Il tempo di cottura va dai 16 ai 18 minuti. Questa qualità di riso nasce nel 1946 dall’incrocio tra il Vialone e il Lady Wright, un riso di origine americana.
Baldo:
Anche il baldo è un riso superfino. Il chicco ha una lunghezza di circa 7 millimetri e ha la caratteristica di assorbire facilmente liquidi e aromi. In cottura la tenuta è molto buona. Queste qualità lo rendono ideale per risotti sgranati e ben mantecati. È estremamente versatile; potrai cucinare anche minestre, torte salate, sformati e paella e, perché no, anche uno dei piatti più famosi della cucina cinese: il riso alla cantonese! Il Baldo è una varietà di riso relativamente recente: nasce nel 1964 dall’incrocio tra Arborio e Stirpe 136.
Balilla:
È il riso che ha scritto la storia del risotto italiano. Oggi gli vengono preferiti altri tipi di riso. I chicchi, piccoli e rotondi, sono perfetti per quei piatti che necessitano una doppia cottura come timballi di verdure e supplì. Se ne fa largo uso anche in pasticceria per budini e bavaresi.
BasmatiSi riconosce per i tipici chicchi affusolati che si allungano in cottura. Ha un forte aroma di legno e sandalo. Questo tipo di riso di origine orientale (Pakistan e India) lo rende insuperabile per cotture alla creola, al vapore o per semplici lessature.
Carnaroli:
Tra le innumerevoli tipologie di riso, ecco il Re dei risotti grazie ai suoi chicchi grandi, affusolati e lunghi che tengono divinamente la cottura. Non a caso, questo è il riso che viene utilizzato in alcuni piatti della tradizione lombarda, come quello allo zafferano, dato che i chicchi del Carnaroli restano separati e assorbono bene liquidi e condimenti. In cottura arrivano a aumentare 3 volte il volume che avevano a crudo. Nei mesi estivi prova un fresco risotto con mela verde e peperoni. In alternativa prepara un’insalata di riso ricca di verdure.
Long and Wild:
Miscela di Selvaggio e Patna, va bollito con molta acqua, ben scolato e servito come contorno di piatti di carne e pesce con salse. È ottimo con il pollo al curry.
Nero Venere:
Nero e profumato, è tra i tipi di riso integrale più in voga nel nostro Paese. In cottura mantiene consistenza e vapore. Puoi condirlo semplicemente con un po’ d’olio (rigorosamente extra vergine di oliva), ma dà il meglio se accompagnato con il pesce. È perfetto per sperimentare piatti esotici. Il Nero Venere viene coltivato in Italia solamente da fine millennio. La sua origine è cinese: per secoli era coltivato a uso esclusivo della corte imperiale.
Originario:
Il riso Originario regge poco la cottura per i chicchi piccoli, tondi e molto teneri. Sono adatti per creare dolci dove i grani non devono essere distinti, ma anche timballi, sformati e crocchette.
Padano:
Prepara un risotto cremoso e morbido con questi chicchi tondi e perlacei. Sapevi che il Padano contende al Carnaroli il primato come qualità di riso ideale per preparare risotti perfetti? Non solo, grazie alla sua gran versatilità potrai preparare riso pilaf e crocchette. Deriva dai tipi di riso chiamati Bahia, comunemente utilizzati per la preparazione della paella.
Patna:
Di origine indiana, deve il suo nome alla capitale dello stato del Bihar. Il Patna presenta chicchi lunghi circa 6 millimetri in grado di mantenere un aroma perfetto e un’ottima sgranatura anche dopo la cottura. Adatto come contorno, può essere bollito e cotto al vapore. Provalo anche come base per gustose insalate fredde estive.
Ribe:
È un riso fino utilizzato come parboiled. I chicchi affusolati rimangono compatti anche dopo la cottura. Se non lo hai già fatto, provalo per fare il riso pilaf o il riso all’inglese. Va bene anche come contorno o per riempire le verdure ripiene.
Roma:
Ami risotti cremosi, morbidi e ben mantecati come la paniscia? Di tanto in tanto non puoi dire di no a timballi allo zafferano, minestroni freddi estivi, autentiche leccornie come crocchette farcite, arancini, frittelle dolci e salate? Il Roma è il riso ideale per preparare queste sfiziose ricette. I chicchi grossi e arrotondati assorbono molto bene gli aromi, ma rilasciano parecchio amido. Bisogna stare attenti alla cottura e servirlo immediatamente.
Rosso di Camargue:
Il Rosso di Camargue è un riso integrale originario della regione franceseCamargue. É perfetto per ripieni di verdure, come contorno di carne e pesce o per i dolci.
Selvaggio:
Il selvaggio (un cereale, non un riso) deve il suo nome alle zone paludose del Nord America e del Canada dove cresce spontaneamente. Hai mai visto quelriso scuro sottile e molto lungo che sembra un bastoncino? È lui, il Selvaggio. Lessalo in acqua e sale, cuocilo pilaf o alla creola e mangialo come contorno di piatti di carne o pesce.
Thai Jasmine:
Appartiene alle varietà di riso orientali che stanno spopolando in Italia. Arriva direttamente dalla Thailandia ed è infatti utilizzato per cucinare i piatti tipici thailandesi. Le caratteristiche? I chicchi profumati in cottura sprigionano un profumo ancora più intenso. Puoi cuocerlo al vapore, lessarlo in acqua e sale, friggerlo, saltarlo nel tipico wok insieme a spezie e verdure o usarlo come base per il riso al curry con il pollo o per il riso alla cantonese.
Vialone Nano:
Il Vialone Nano è un riso semifino che amplifica il profumo durante la cottura. Rilascia la giusta quantità di amido e assorbe bene liquidi e condimenti. Crea risotti pregiati grazie alla perfetta mantecatura dei suoi chicchi. Dà il meglio di sé nella sua terra di origine: Mantova. Provalo per ilrisotto alla zucca o alla pilota. Sapevi che è un incrocio? Nasce dal Vialone e dal Nano.
Con queste indicazioni non dovresti avere dubbi sui tipi di riso giusti per le tue ricette. Sperimenta e adatta ogni preparazione agli ingredienti di stagione.
Fonte: Paginegialle web
Facciamo un po’ di chiarezza e vediamo quali sono le principali varietà di riso disponibili sul mercato.
Arborio :
Tra i vari tipi di riso, l’arborio è un riso superfino con chicchi grandi quasi del tutto bianchi. In cottura cedono l’amido restando intatti. È perfetto per i risotti mantecati, per esempio il risotto mantecato agli agrumi e taleggio. Ne hai un pacco nella credenza della cucina? Provalo anche per sperimentare gli arancini. Va benissimo anche per le minestre, magari fredde visto il caldo estivo. Il tempo di cottura va dai 16 ai 18 minuti. Questa qualità di riso nasce nel 1946 dall’incrocio tra il Vialone e il Lady Wright, un riso di origine americana.
Baldo:
Anche il baldo è un riso superfino. Il chicco ha una lunghezza di circa 7 millimetri e ha la caratteristica di assorbire facilmente liquidi e aromi. In cottura la tenuta è molto buona. Queste qualità lo rendono ideale per risotti sgranati e ben mantecati. È estremamente versatile; potrai cucinare anche minestre, torte salate, sformati e paella e, perché no, anche uno dei piatti più famosi della cucina cinese: il riso alla cantonese! Il Baldo è una varietà di riso relativamente recente: nasce nel 1964 dall’incrocio tra Arborio e Stirpe 136.
Balilla:
È il riso che ha scritto la storia del risotto italiano. Oggi gli vengono preferiti altri tipi di riso. I chicchi, piccoli e rotondi, sono perfetti per quei piatti che necessitano una doppia cottura come timballi di verdure e supplì. Se ne fa largo uso anche in pasticceria per budini e bavaresi.
BasmatiSi riconosce per i tipici chicchi affusolati che si allungano in cottura. Ha un forte aroma di legno e sandalo. Questo tipo di riso di origine orientale (Pakistan e India) lo rende insuperabile per cotture alla creola, al vapore o per semplici lessature.
Carnaroli:
Tra le innumerevoli tipologie di riso, ecco il Re dei risotti grazie ai suoi chicchi grandi, affusolati e lunghi che tengono divinamente la cottura. Non a caso, questo è il riso che viene utilizzato in alcuni piatti della tradizione lombarda, come quello allo zafferano, dato che i chicchi del Carnaroli restano separati e assorbono bene liquidi e condimenti. In cottura arrivano a aumentare 3 volte il volume che avevano a crudo. Nei mesi estivi prova un fresco risotto con mela verde e peperoni. In alternativa prepara un’insalata di riso ricca di verdure.
Long and Wild:
Miscela di Selvaggio e Patna, va bollito con molta acqua, ben scolato e servito come contorno di piatti di carne e pesce con salse. È ottimo con il pollo al curry.
Nero Venere:
Nero e profumato, è tra i tipi di riso integrale più in voga nel nostro Paese. In cottura mantiene consistenza e vapore. Puoi condirlo semplicemente con un po’ d’olio (rigorosamente extra vergine di oliva), ma dà il meglio se accompagnato con il pesce. È perfetto per sperimentare piatti esotici. Il Nero Venere viene coltivato in Italia solamente da fine millennio. La sua origine è cinese: per secoli era coltivato a uso esclusivo della corte imperiale.
Originario:
Il riso Originario regge poco la cottura per i chicchi piccoli, tondi e molto teneri. Sono adatti per creare dolci dove i grani non devono essere distinti, ma anche timballi, sformati e crocchette.
Padano:
Prepara un risotto cremoso e morbido con questi chicchi tondi e perlacei. Sapevi che il Padano contende al Carnaroli il primato come qualità di riso ideale per preparare risotti perfetti? Non solo, grazie alla sua gran versatilità potrai preparare riso pilaf e crocchette. Deriva dai tipi di riso chiamati Bahia, comunemente utilizzati per la preparazione della paella.
Patna:
Di origine indiana, deve il suo nome alla capitale dello stato del Bihar. Il Patna presenta chicchi lunghi circa 6 millimetri in grado di mantenere un aroma perfetto e un’ottima sgranatura anche dopo la cottura. Adatto come contorno, può essere bollito e cotto al vapore. Provalo anche come base per gustose insalate fredde estive.
Ribe:
È un riso fino utilizzato come parboiled. I chicchi affusolati rimangono compatti anche dopo la cottura. Se non lo hai già fatto, provalo per fare il riso pilaf o il riso all’inglese. Va bene anche come contorno o per riempire le verdure ripiene.
Roma:
Ami risotti cremosi, morbidi e ben mantecati come la paniscia? Di tanto in tanto non puoi dire di no a timballi allo zafferano, minestroni freddi estivi, autentiche leccornie come crocchette farcite, arancini, frittelle dolci e salate? Il Roma è il riso ideale per preparare queste sfiziose ricette. I chicchi grossi e arrotondati assorbono molto bene gli aromi, ma rilasciano parecchio amido. Bisogna stare attenti alla cottura e servirlo immediatamente.
Rosso di Camargue:
Il Rosso di Camargue è un riso integrale originario della regione franceseCamargue. É perfetto per ripieni di verdure, come contorno di carne e pesce o per i dolci.
Selvaggio:
Il selvaggio (un cereale, non un riso) deve il suo nome alle zone paludose del Nord America e del Canada dove cresce spontaneamente. Hai mai visto quelriso scuro sottile e molto lungo che sembra un bastoncino? È lui, il Selvaggio. Lessalo in acqua e sale, cuocilo pilaf o alla creola e mangialo come contorno di piatti di carne o pesce.
Thai Jasmine:
Appartiene alle varietà di riso orientali che stanno spopolando in Italia. Arriva direttamente dalla Thailandia ed è infatti utilizzato per cucinare i piatti tipici thailandesi. Le caratteristiche? I chicchi profumati in cottura sprigionano un profumo ancora più intenso. Puoi cuocerlo al vapore, lessarlo in acqua e sale, friggerlo, saltarlo nel tipico wok insieme a spezie e verdure o usarlo come base per il riso al curry con il pollo o per il riso alla cantonese.
Vialone Nano:
Il Vialone Nano è un riso semifino che amplifica il profumo durante la cottura. Rilascia la giusta quantità di amido e assorbe bene liquidi e condimenti. Crea risotti pregiati grazie alla perfetta mantecatura dei suoi chicchi. Dà il meglio di sé nella sua terra di origine: Mantova. Provalo per ilrisotto alla zucca o alla pilota. Sapevi che è un incrocio? Nasce dal Vialone e dal Nano.
Con queste indicazioni non dovresti avere dubbi sui tipi di riso giusti per le tue ricette. Sperimenta e adatta ogni preparazione agli ingredienti di stagione.
Fonte: Paginegialle web
La Sagra della lenticchia e del pomodoro a Villalba.
Ad Agosto, imperdibile a Villalba la sagra della lenticchia e del pomodoro.
ESTATE 2019 A VILLALBA, nella Valle del Bilìci. Tadizionale Sagra del Pomodoro siccagno giunta alla XXXVII edizione e XV Sagra della Lenticchia, manifestazioni dedicate ai prodotti di punta che nel mese di agosto dominano lo scenario agricolo-turistico della cittadina del "Vallone".
Degustazione prodotti tipici locali, e spettacoli. Maxi spaghettata con pomodoro "siccagnu", Festa del santo patrono San Giuseppe con allestimenti delle tavole dei "Vicchiariddi" con il pane di San Giuseppe Sagra della Lenticchia di Villalba con stand gastronomici.
In occasione dei festeggiamenti in onore del santo patrono San Giuseppe (2^ o 3^ domenica del mese di agosto) viene organizzata da oltre trent'anni la Sagra del Pomodoro "siccagnu" con degustazione della salsa prodotta durante la Maxi spaghettata che si realizza la vigilia della festività religiosa. Il giorno successivo a quest'ultima si organizza la Degustazione della rinomata Lenticchia di Villalba (presidio slow -food) con allestimento di stand gastronomici in cui è possibile conoscere non solo la Lenticchia ma anche altri prodotti tipici Villalbesi (pomodori secchi, ceci e legumi, origano, olio extravergine d'oliva, formaggi). Segue lo spettacolo musicale in Piazza Vittorio Emanuele con concerto. La domenica successiva si festeggia San Calogero con l'offerta del pane devozionale durante le messe del ella giornata.
Il Pomodoro pizzutello Siccagno. L'oro rosso di Villalba
Coltivato senza irrigazione, il siccagno è interessante oltre che per la tradizione legata alla sua lavorazione, anche sotto il profilo organolettico e nutrizionale. Ricco di vitamina A e vitamina C, nonché di antiossidanti come il licopene, ha anche un basso contenuto di calorie. E’ molto saporito, tanto che la passata può essere cucinata anche senza sale. Il pizzutello si semina a marzo e per tutta l’estate non riceve da bere né dal cielo né dall’uomo. Il contadino deve però smuovere il terreno e zappettare il campo tra i filari, per rompere la crosta argillosa e permettere all’umidità di correre tra le radici e nutrire le piante.
La lenticchia entra nella rotazione agraria delle campagne di Villalba nei primi dell'800 ad opera del marchese Niccolò Palmeri, il quale introdusse un morfotipo a seme grande di colore verde, che nel tempo si è selezionato in un ecotipo esclusivo. Oggi la coltivazione è limitata ad un areale ristretto dell'agro villalbese, a causa delle numerose difficoltà legate alla coltivazione tradizionale ed alle scarse rese produttive relative agli stessi metodi di coltivazione. Ad occuparsi della tutela del prodotto è L'Associazione Produttori della Lenticchia di Villalba (pro.le.vi.), che ne regolamenta la coltivazione attraverso un disciplinare di produzione in uso ai soci aderenti, ai quali vine riconosciuto il presidio slow food. La lenticchia di Villalba si distingue per le sue peculiari caratteristiche organolettiche e nutrizionali, dovute alla concomitanza di diversi fattori.
[Fonte:sicilia in festa.com]
Ad Agosto, imperdibile a Villalba la sagra della lenticchia e del pomodoro.
ESTATE 2019 A VILLALBA, nella Valle del Bilìci. Tadizionale Sagra del Pomodoro siccagno giunta alla XXXVII edizione e XV Sagra della Lenticchia, manifestazioni dedicate ai prodotti di punta che nel mese di agosto dominano lo scenario agricolo-turistico della cittadina del "Vallone".
Degustazione prodotti tipici locali, e spettacoli. Maxi spaghettata con pomodoro "siccagnu", Festa del santo patrono San Giuseppe con allestimenti delle tavole dei "Vicchiariddi" con il pane di San Giuseppe Sagra della Lenticchia di Villalba con stand gastronomici.
In occasione dei festeggiamenti in onore del santo patrono San Giuseppe (2^ o 3^ domenica del mese di agosto) viene organizzata da oltre trent'anni la Sagra del Pomodoro "siccagnu" con degustazione della salsa prodotta durante la Maxi spaghettata che si realizza la vigilia della festività religiosa. Il giorno successivo a quest'ultima si organizza la Degustazione della rinomata Lenticchia di Villalba (presidio slow -food) con allestimento di stand gastronomici in cui è possibile conoscere non solo la Lenticchia ma anche altri prodotti tipici Villalbesi (pomodori secchi, ceci e legumi, origano, olio extravergine d'oliva, formaggi). Segue lo spettacolo musicale in Piazza Vittorio Emanuele con concerto. La domenica successiva si festeggia San Calogero con l'offerta del pane devozionale durante le messe del ella giornata.
Il Pomodoro pizzutello Siccagno. L'oro rosso di Villalba
Coltivato senza irrigazione, il siccagno è interessante oltre che per la tradizione legata alla sua lavorazione, anche sotto il profilo organolettico e nutrizionale. Ricco di vitamina A e vitamina C, nonché di antiossidanti come il licopene, ha anche un basso contenuto di calorie. E’ molto saporito, tanto che la passata può essere cucinata anche senza sale. Il pizzutello si semina a marzo e per tutta l’estate non riceve da bere né dal cielo né dall’uomo. Il contadino deve però smuovere il terreno e zappettare il campo tra i filari, per rompere la crosta argillosa e permettere all’umidità di correre tra le radici e nutrire le piante.
La lenticchia entra nella rotazione agraria delle campagne di Villalba nei primi dell'800 ad opera del marchese Niccolò Palmeri, il quale introdusse un morfotipo a seme grande di colore verde, che nel tempo si è selezionato in un ecotipo esclusivo. Oggi la coltivazione è limitata ad un areale ristretto dell'agro villalbese, a causa delle numerose difficoltà legate alla coltivazione tradizionale ed alle scarse rese produttive relative agli stessi metodi di coltivazione. Ad occuparsi della tutela del prodotto è L'Associazione Produttori della Lenticchia di Villalba (pro.le.vi.), che ne regolamenta la coltivazione attraverso un disciplinare di produzione in uso ai soci aderenti, ai quali vine riconosciuto il presidio slow food. La lenticchia di Villalba si distingue per le sue peculiari caratteristiche organolettiche e nutrizionali, dovute alla concomitanza di diversi fattori.
[Fonte:sicilia in festa.com]
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Da Don Vito...eccellenze di Sicilia.
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La molitura a pietra....A Mussomeli si puo'.
Oggi parleremo di un vanto per le nostre imprese di Mussomeli, il molino Lomanto, dove si effettua la molitura a pietra, anche per modeste quantita'. Premesso che il molino Lomanto, vanta ormai 50 anni d'esperienza nel settore, ha inoltre dal15 giugno introdotto, la molitura a pietra, di cereali e legumi, con sistema tradizionale, pilutura e selezione delle materie prime, anche per piccole quantita'. Questa particolare macinazione è definita molitura. Gli elementi macinanti sono due macine (ruote in pietra molare), il cui diametro esterno può variare dai 600 mm a 1200 mm; sono sovrapposte, quella superiore ruota ed è dotata di un foro centrale per l'ingresso del prodotto, la ruota sottostante non gira. Entrambe sono provviste spesso di scanalature per facilitare l'uscita del prodotto. La distanza fra le macine è regolabile e questo permette di scegliere la granulometria del macinato. Questa tipologia di macchine è particolarmente diffusa nella macinazione dei cereali ma anche delle castagne ed altri prodotti come i cristalli di sale marino. La pulitura del cereale è realizzata da più macchine, ogni macchina con caratteristiche diverse con il compito di rimuovere impurità specifiche:
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La lenticchia di Villalba.
L'ecotipo locale prende il nome dal paese di Villalba (CL), nel quale rappresenta una produzione tradizionale. Molto probabilmente, corrisponde alla varietà “ Lenticchia bionda comune”.
La coltivazione di questo legume nel territorio di Villalba risale agli inizi del XIX secolo[1]; il periodo di massima espansione della coltura fu tra il 1930 e gli anni sessanta, periodo durante il quale resse l'economia di Villalba, essendo commercializzata anche all'estero (per esempio in Francia, U.S.A. e Canada). Successivamente la produzione si ridusse drasticamente a causa del forte peso della manodopera richiesta dalla coltura. La produzione è ripresa a partire dal 1998, con l'assistenza tecnica del "Consorzio regionale di ricerca Gian Pietro Ballatore” e dell'"Assessorato agricoltura e foreste della Regione Siciliana e la lenticchia di Villalba viene commercializzata in confezioni da 1 kg e da 500 g.
Tecniche di coltivazione.
La tecnica di coltivazione della lenticchia di Villalba prevede attualmente:
La raccolta e la successiva essiccazione è un'operazione risulta particolarmente delicata in quanto deve consentire il seme rimanga di colore verde, caratteristica essenziale della varietà.
[Fonte:Wikipedia].
L'ecotipo locale prende il nome dal paese di Villalba (CL), nel quale rappresenta una produzione tradizionale. Molto probabilmente, corrisponde alla varietà “ Lenticchia bionda comune”.
La coltivazione di questo legume nel territorio di Villalba risale agli inizi del XIX secolo[1]; il periodo di massima espansione della coltura fu tra il 1930 e gli anni sessanta, periodo durante il quale resse l'economia di Villalba, essendo commercializzata anche all'estero (per esempio in Francia, U.S.A. e Canada). Successivamente la produzione si ridusse drasticamente a causa del forte peso della manodopera richiesta dalla coltura. La produzione è ripresa a partire dal 1998, con l'assistenza tecnica del "Consorzio regionale di ricerca Gian Pietro Ballatore” e dell'"Assessorato agricoltura e foreste della Regione Siciliana e la lenticchia di Villalba viene commercializzata in confezioni da 1 kg e da 500 g.
Tecniche di coltivazione.
La tecnica di coltivazione della lenticchia di Villalba prevede attualmente:
- la preparazione del terreno sin dall'inizio di ottobre con lavori superficiali (10/15 cm di profondità);
- la semina, che corre dalla seconda metà di novembre alla fine di gennaio, a seconda del tipo e dell'esposizione del terreno; si esegue contemporaneamente ad una scarsa concimazione di fosforo e potassio;
- ripetute sarchiature tra febbraio e fine aprile (la lenticchia è infatti una pianta xerofila, che ama la luce, pertanto necessita di una continua pulizia del terreno da ogni infestante), e, se appare utile, una modesta rincalzatura;
- la raccolta, tra giugno e luglio: estirpazione delle piante, in genere effettuata a mano, quando i baccelli tendono ad ingiallire, e loro disposizione in fasci, che vengono lasciati ad essiccare per circa 5-8 giorni sul terreno.
La raccolta e la successiva essiccazione è un'operazione risulta particolarmente delicata in quanto deve consentire il seme rimanga di colore verde, caratteristica essenziale della varietà.
[Fonte:Wikipedia].
Il vino Regaleali delizia di Siciia.
Giuseppe Mastrogiovanni Tasca Lanza era figlio del senatore Lucio Mastrogiovanni Tasca e Nicolosi, conte d'Almerita e di Beatrice Lanza Branciforte. Studiò chimica all'università di Palermo, e fu assistente di Emanuele Paternò al laboratorio chimico di Palermo. Sposò Annetta Bordonaro Chiaramonte. Creò l'azienda agricola Villa Tasca, fra le più avanzate tecnologicamente di tutta la Conca d'oro intorno a Palermo e dal 1892 gestì l'ex feudo Regaleali, 1200 ettari nelle campagne al confine tra le province di Palermo e Caltanissetta, con l'azienda vinicolaTasca d'Almerita. A lui si deve la fondazione del giardino romantico della famosa Villa Tasca a Palermo, tramite l'inserimento di essenze botaniche rare e tropicali, la creazione di un laghetto corredato dal famoso tempietto circolare (anni '80 del XIX secolo, architetto Francesco Paolo Palazzotto). La villa fu ammirata da moltissime importanti personalità recatesi a Palermo, tra cui Richard Wagner. Fu presidente del Monte di pietà di Palermo e amministratore dell'Ospedale di Palermo e dell'Ospizio marino. Fu sindaco di Palermo tre volte nel 1901, dal 1902 al 1903 e dal 1906 al 1907. Avviò la municipalizzazione del gas. Deputato del Regno per tre legislature, dal 1890 al 1895 e dal 1897 al 1900, nel 1902 fu nominato Senatore del Regno d'Italia. Nel 1916, il figlio Ottavio, cadde nella prima guerra mondiale, capitano del 143º reggimento fanteria, nell'attacco a Gorizia, mentre l'altro figlio Lucio Tasca Bordonaro, importante esponente del movimento separatista nell'isola, fu primo sindaco di Palermo dopo la caduta del fascismo nel 1943. [Fonte:Wikipedia]. |
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